di Antonio Cimminiello
Le orribili conseguenze dell’incapacità di accettare la fine di una relazione, come la morte di Norina Matuozzo a Melito di Napoli. L’assurda cruenza di un episodio di violenza, come lo stupro di una 24enne nella stazione Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano. L’epilogo di una storia fatta di botte e gelosia, come l’omicidio di Fortunata Belisario a Napoli.
Nelle ultime settimane si è verificata in Campania una vera e propria escalation di violenze di genere, nello specifico su donne, vittime della furia irrefrenabile di ex compagni e non solo. Purtroppo guardando soltanto alle statistiche non si può parlare di “emergenza locale” per il semplice fatto che la Campania già nel 2018 è stata interessata al riguardo da numeri impietosi: si pensi che essa è stata proprio l’anno scorso una delle regioni con più femminicidi, precisamente 10 su un totale nazionale di 77 considerando il periodo Gennaio-Novembre 2018.
Tuttavia la particolare efferatezza e vicinanza degli episodi verificatisi - e quindi non solo di quelli purtroppo diventati oggetto di cronaca nazionale- induce a porre una domanda: è allarme? La mancanza di una “educazione dei sentimenti”, una fragilità interiore che si traduce in violenza, l’assenza di considerazione e rispetto nei confronti del partner da tempo vengono individuate come le classiche cause di questo tipo di violenza che non accenna a placarsi e che solo per un tragico caso ha quindi visto una recrudescenza in Campania, se si guarda ad esempio alle statistiche parziali riguardanti sempre i femminicidi avvenuti in tutta Italia nell’anno in corso: già sono 13, con una media superiore per ora a quella del 2018.
Di fronte a tutto ciò, quali sono allora gli strumenti attraverso i quali difendersi? Proprio con riferimento alla Campania, diverse sono state le iniziative adottate nel tempo dalle istituzioni, a partire dalla Regione. Proprio l’ente guidato da Vincenzo De Luca, con il varo del DD 9/18, ha provveduto ad approvare ed aggiornare le linee guida in ordine al funzionamento del “Fondo per il sostegno alle donne vittime di violenza” , istituito nel 2016 per “...contribuire alle spese mediche, gli interventi a carattere domiciliare, il sostegno psicologico, nonché ad accompagnare la donna vittima di violenza nel percorso di autonomia, per il tramite dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza che hanno preso in carico le donne e sostenere i familiari, quali i figli minori a carico, nonché minori orfani di femminicidio sopravvissuti alla violenza”.
A livello ancor più locale, lodevoli sono anche le iniziative adottate in tal senso dal Comune di Napoli e dall’Asl Napoli 1: a tal proposito si ricordano rispettivamente “la Stanza dell’Ascolto” (un ambiente protetto ed adeguatamente attrezzato dove accogliere ed ascoltare donne vittime di violenza di genere e stalking nonchè minori vittime di abusi) e lo Sportello "Oltre la violenza", destinato all'ascolto ed al sostegno di uomini "violenti" anche se non responsabili di veri e propri maltrattamenti e violenze. Il tutto unitamente allo strumento più incisivo, che rimane il ricorso alle Forze dell’Ordine al di là di alcune polemiche che non sono mancate al riguardo: la recente conclusione della vicenda giudiziaria di Carla Caiazzo, bruciata viva dall’ex compagno nel 2016, con la conferma in Cassazione della condanna per quest’ultimo a 18 anni di reclusione, conferma l’indispensabilità della tutela giudiziaria.
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